Uno degli aspetti che mi ha sempre affascinato del mio lavoro è la versatilità e la variabilità delle situazioni in cui ti può portare a operare. E questo di Marghera ne è assolutamente un valido esempio.
Una mattina come le altre durante il lavoro mi suona il telefono e da quel momento avrà inizio una sfida lavorativa e una nuova avventura che alla fine durerà quasi due mesi. La localizzazione del nostro intervento richiesto è la centrale Enel “Andrea Palladio” di Marghera (VE) e l’operazione da eseguire riguarda la rimozione di circa 850 m lineari di rotaia in ferro appesa all’esterno della centrale lungo il perimetro sommitale dei vari edifici ad un’altezza da terra variabile fra 40 e 70 m. Tale rotaia era stata installata circa 40 anni fa per permettere gli interventi di manutenzione esterna degli edifici della centrale tramite l’uso di un carrello appeso dentro al quale alcuni operatori si spostavano lungo il perimetro e l’intera superficie delle facciate. Il passare del tempo però e la vicinanza del mare hanno portato ad un deterioramento della rotaia stessa, rendendola non più sicura, e al fine di evitare incidenti l’Enel ha deciso di rimuoverla, considerato anche il non utilizzo della stessa da molti anni.
Nel tempo però la centrale si è espansa e molti edifici sono stati realizzati alla base delle strutture principali non permettendo quindi di poter raggiungere la rotaia con piattaforme di lavoro elevabili anche molto grandi e per questo l’unica tecnica efficace a disposizione restava il LAVORO IN FUNE.
La rotaia si presentava fissato sotto la struttura portante (altrimenti il carrello non avrebbe potuto scorrere) tramite bulloni e saldature ed era costituita da tratte di lunghezza variabile da 3 a 12 m.
Molte tecniche e strategie diverse sono state pensate e analizzate ma alla fine sfruttando la forza di gravità ed un sapiente uso di rinvii e paranchi la soluzione migliore è stata quella di calare direttamente a terra le tratte che mano a mano venivano liberate dai bulloni e dalle saldature con un grande uso di chiavi inglesi e di flessibile.
Il lavoro è stato duro e non pochi gli imprevisti e le difficoltà ma alla fine l’obiettivo è stato raggiunto con il minimo sforzo e massimo risultato, con la soddisfazione di tutti.
Un grande ringraziamento va assolutamente in primis a chi ha creduto in noi affidandoci questo incarico non facile, e poi di certo ai mie colleghi Antonio e Leopoldo senza i quali sia tecnicamente che moralmente non sarebbe stato ne possibile ne così piacevole raggiungere l’obiettivo.